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principale di Murke, Humkoke, era al telefono e leggeva un libro. Sorrise a Murke, si
alzò e disse: Beh, vive ancora? È suo questo libro? È stato Lei a metterlo sulla
scrivania?
Indicava a Murke il titolo e Murke disse: Sì, è mio. Il libro aveva una coper-
tina grigioverde-aranciato, si intitolava Batley s Lyrik-Kanal. Si trattava di un gio-
vane poeta inglese che cento anni prima aveva messo insieme un catalogo dello slang
londinese. È un libro fantastico, disse Murke.
Sì, disse Humkoke, è fantastico, ma Lei non imparerà mai. Murke lo
guardò interrogativamente. Lei non imparerà mai che i libri fantastici non si
lasciano così in giro sulla scrivania, quando si attende Wandenburn, e Wandenburn è
sempre atteso. Se ne è accorto subito, naturalmente, l ha aperto, l ha letto per cinque
minuti e qual è la conseguenza? Murke taceva. La conseguenza è, disse
Humkoke, due trasmissioni di Wandenburn, di un ora l una su Batley s Lyrik-
Kanal. Un giorno ci farà un servizio su sua nonna, ma il peggio è che una delle sue
nonne era anche la mia. La prego, Murke, se lo tenga bene in mente, niente libri
meravigliosi sul tavolo quando si aspetta Wandenburn e ripeto lo si aspetta
sempre. Ed adesso vada, ha il pomeriggio libero e credo che questo pomeriggio libero
se lo sia anche meritato. È finita la faccenda? L ha risentito ancora una volta?
È tutto pronto, disse Murke, ma le conferenze non ce la faccio proprio a
risentirle, proprio non ce la faccio.
Non ce la faccio è un modo di dire molto infantile, disse Humkoke.
Se oggi devo sentire ancora una volta la parola arte, divento isterico.
Lo è già, disse Humkoke, ed io Le concedo addirittura che ha motivo di
esserlo. Tre ore di Bur-Malottke distruggono uno, mettono fuori combattimento il più
forte degli uomini e Lei non è nemmeno un uomo forte. Gettò il libro sul tavolo
fece un passo verso Murke e disse: Quando io avevo la sua età ebbi l incarico di
tagliare tre minuti da un discorso di Hitler che durava quattro ore; dovetti sentire il
discorso di Hitler tre volte, prima di essere degno di proporre quali tre minuti si
sarebbero dovuti tagliare.
Quando cominciai a sentire il nastro la prima volta ero ancora nazista, ma
quando finii di sentire il discorso per la terza volta non ero più nazista: è stata una
cura dura, terribile; ma ha fatto effetto.
Lei dimentica, disse Murke piano, che io ero già guarito da Bur-Malottke
prima di sentire i suoi nastri.
Lei è proprio un animale, disse Humkoke sorridendo, vada, il direttore li
sentirà ancora alle due. Bisogna solo che La si possa raggiungere qualora dovesse
succedere qualcosa.
Dalle due alle tre sono a casa, disse Murke.
Qualcosa ancora, disse Humkoke e prese da uno scaffale accanto alla scriva-
nia di Murke una scatola gialla che aveva contenuto biscotti: Che razza di ritagli
sono questi che ha qui nella scatola?
Murke diventò rosso. Sono, disse, raccolgo un tipo particolare di ritagli.
Che genere di ritagli?
Silenzio, disse Murke, raccolgo silenzio.
Humkoke lo guardò interrogativamente e Murke continuò: Quando ho da
tagliare dei nastri dove chi parla qualche volta ha fatto una pausa, od anche sospiri,
respiri, silenzio assoluto non li butto nel cestino ma li raccolgo io. A proposito i
nastri di Bur-Malottke non hanno dato nemmeno un secondo di silenzio.
Humkoke rise: Naturalmente, quello mica starà zitto. E che ne fa dei ritagli?
Li attacco l uno all altro e sento il nastro quando sono a casa la sera. Non è
molto, per ora ho soltanto tre minuti ma del resto non si tace molto.
È necessario che le faccia notare come sia proibito portare a casa pezzi di nastri.
Anche silenzio?
Humkoke rise e disse: Vada, vada, adesso.
E Murke se ne andò.
Quando il direttore, qualche minuto dopo le due arrivò nel suo studio, la
conferenza di Bur-Malottke era appena cominciata:
«... e sempre quando, ovunque, comunque e perché noi iniziamo il dialogo sull es-
senza dell arte, dobbiamo all inizio guardare a quell essere superiore che veneriamo,
dobbiamo inchinarci in riverente timore davanti a quell essere superiore che
veneriamo e dobbiamo accettare l arte grati, come dono di quell essere superiore che
veneriamo. L Arte... »
No, pensò il direttore, non posso davvero pretendere da una persona di ascoltare
centoventi ore di Bur-Malottke. No, pensò, ci sono cose che semplicemente non si
possono fare, che non permetto nemmeno a Murke. Tornò nella sua stanza da lavoro,
accese un altoparlante e sentì proprio in quel momento Bur-Malottke dire: «O tu,
essere superiore che veneriamo...»
No, pensò il direttore, no, no, no.
Murke stava sdraiato sul divano di casa sua e fumava. Accanto a lui su una sedia
una tazza di tè, e Murke guardava contro il bianco soffitto della stanza. Alla sua
scrivania stava seduta una stupenda ragazza bionda, che guardava fisso oltre la fine-
stra, nella strada. Fra Murke e la ragazza, su un piccolo tavolino da fumo, c era un
magnetofono in funzione. Non si diceva una parola, non si sentiva un suono. Si
poteva pensare che la ragazza fosse una modella fotografica tanto era bella e muta.
Non ne posso più, disse la ragazza improvvisamente, è disumano quello
che pretendi. Ci sono uomini che pretendono da una ragazza cose immorali, ma io
credo quasi che quello che tu pretendi da me sia più immorale di quello che gli altri
uomini pretendono da una ragazza.
Murke sospirò. Mio Dio, disse, cara Rina, questo lo debbo tutto tagliare,
sii ragionevole, sii cara e sta zitta ancora, incidimi di silenzio ancora cinque minuti
di nastro.
Incidere di silenzio, disse la ragazza e lo disse in una maniera che
trent anni fa si sarebbe chiamato malgarbo . Registrare il silenzio è una tua
invenzione. Incidere il nastro con la voce lo farei volentieri, ma col silenzio...
Murke si era alzato e aveva fermato il registratore.
Rina, disse, se sapessi come è prezioso per me il tuo silenzio. La sera
quando sono stanco, quando devo star qui, mi risento il tuo silenzio. Ti prego, sii
gentile, incidimi di silenzio almeno tre minuti ancora e risparmiami di tagliare: sai
cosa significhi per me tagliare.
Per me, disse la ragazza, ma almeno dammi una sigaretta.
Murke sorrise, le diede una sigaretta e disse: Così ho il tuo silenzio in originale,
su nastro: è splendido.
Mise di nuovo in funzione il magnetofono, fece ancora girare il nastro e tutti e due
sedettero silenziosi uno di fronte all altra, finché non suonò il telefono. Murke si alzò,
crollò le spalle, prese il ricevitore:
Allora, disse Humkoke, le conferenze sono andate bene, senza difficoltà,
il principale non ha detto niente di negativo. Può andare al cinema. E pensi alla neve.
A quale neve? chiese Murke e guardò fuori sulla strada inondata dal gran
sole d estate.
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